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Miniature fantastiche e dove trovarle – La ghigliottina francese

Ora, lo so che nel mondo repubblicano di oggi le dinastie non vanno più di moda. Però, nessuno vieta che ci siano negli Scacchi. Quindi, visto che Alex si sta applicando seriamente al Nobil Giuoco, ha deciso di partecipare al mio posto nel Torneo Pensato 5, “pensato” per l’appunto dall’amico Marcello Carozzo, sempre più al centro di un bellissimo progetto. Gli sta andando piuttosto bene, finora; giusto ieri ha realizzato una splendida vittoria, in uno stile per lui inconsueto: niente tatticismi avventati, ma giudiziosa conduzione posizionale della partita. Devo dire che -come papà e come “vecchio” scacchista cassinate- sarei davvero contento se si realizzasse il famoso detto: “Diventiamo grandi quando battiamo papà a scacchi; diventiamo adulti quando lo lasciamo vincere”. Sì, però… andiamoci piano, eh? Lo scettro è ancora in mano mia, e come si diceva ai miei tempi: “Tu nella vita comandi fino a quando/hai stretto in mano il tuo telecomando“. Per ora, il telecomando me lo tengo ben stretto. Certo che il puledrino scalpita… lasciamogli la tastiera!

Buon compleanno al più grande di tutti

Il 9 Marzo del 1943 nasceva a Chicago Robert James Fischer, universalmente noto come Bobby. Le controversie sulla sua persona sono innumerevoli, e dozzine di libri gli sono stati dedicati, sia in relazione al suo gioco fantastico, che in relazione alla sua complessa e difficile personalità. Non tutti, ma moltissimi (fra cui io…) lo ritengono il più grande giocatore di tutti i tempi, se fosse effettivamente possibile stilare una classifica del genere. Certo, la brevità della carriera -se rapportata a parecchi altri grandi Campioni del passato e del presente- rende difficile sostenere questa affermazione. Per esempio, di Fischer esistono soltanto 1.097 partite documentate dal 1953 al 1992, di cui 850 circa giocate nel periodo 1956-1972, laddove, per fare un confronto, Magnus Carlsen ha già giocato oltre 3.600 partite in soli 22 anni. Eppure, nessuno, nella storia degli Scacchi, ha raggiunto finora le performance del grande Bobby: a fronte di un regno assoluto di soli 3 anni (anche se era già considerato da qualche anno il più forte di tutti), nessuno ha mai messo tra sé e il secondo al mondo come punteggio Elo l’impressionante gap che Fischer mise fra sé e il numero 2 dell’epoca, il Campione del mondo Spasskij (90 punti nel 1971); ha uno score (come si dice in gergo pugilistico) di +433 -87 =247 (pari al 72.6% di punti ottenuti), mentre, sempre per paragonarlo al Mozart degli Scacchi, quest’ultimo ha “solo” +724 -273 =797 (il 62.6% dei punti conquistati). Soltanto José Raul Capablanca e Aleksander Alekhine, entrambi con molte più partite giocate, vantano percentuali superiori, sebbene di poco: 73.1% il Grande Cubano, 74.1 la Furia Russa. Non va mai dimenticato, poi, che se oggi archivi, riviste e Internet sono patrimonio di tutti, anche dei ragazzini, all’epoca Fischer dovette imparare il Russo per aggiornarsi, e fu capace, da solo, di sconfiggere l’intera organizzazione scacchistica sovietica. Davanti a questi risultati sportivi, contestualizzati e, per quel che possibile, “assolutizzati”, è difficile contrastare l’idea che Bobby Fischer sia stato davvero il più grande scacchista in assoluto. Ha giocato poco? Sì, è vero. Ma credo, a posteriori (anche se ovviamente manca la controprova), che avesse già dato il meglio di sé nel 1972, quando raggiunse il culmine a cui un essere umano può forse ambire nel campo della maestria scacchistica. Chissà, forse il suo precocissimo ritiro ci ha, fortunatamente, privato della tristezza di vedere (oltre il declino dell’uomo) il tramonto lento e tormentoso di un genio. Perché tutti -tutti!- abbiamo una parabola: e le parabole prima o poi scendono…
Sulla vexata quaestio, c’è un bel filmato, che non porta alle mie conclusioni, ma mette a confronto i maggiori Elo, periodo per periodo.

Ci sono tante partite in giro del grande Bobby; io, in questo blog, mi sto dedicando principalmente alle gemme meno conosciute. Non farò eccezione neanche stavolta, e perciò, come omaggio al nostro Festeggiato, ve ne presento una che, non notissima, costituisce, per la variante giocata dall’undicesimo Campione del Mondo, un particolare motivo di interesse per Alex, per me e per… Maxime Vachier-La Grave, che usa più di una variante mutuata da Fischer. L’ultima volta, però, al Tata Steel non è che gli sia andata benissimo
Vediamoci dunque questa breve partita, che dimostra una volta di più le straordinarie qualità di Fischer. Giocata all’Interzonale di Stoccolma del 1962, a 19 anni, è la sua 362a partita, e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si assisteva già alla metà della carriera di colui che ebbe a dire: «All I want to do, ever, is play chess».

“E Fischer?”, vi starete chiedendo. Tutti sostengono che usò meno di dieci minuti; alcuni dei presenti affermano che riflettè per  meno di tre minuti complessivamente.

Auguri al Re assoluto degli Scacchi.

A zonzo per le scacchiere – 1

Cos’è una simultanea? È un effervescente show scacchistico, una festa in famiglia con un invitato speciale, uno spettacolo anche visivamente coinvolgente, con le tante scacchiere e le tante teste schierate in fila e un signore itinerante che, man mano che le partite finiscono, rende più serrato il suo girovagare. Dal punto di vista tecnico, presenta una serie di particolarità non prive di interesse. Intanto è un’occasione per chi vi partecipa di cimentarsi con un GM o comunque un giocatore di nota forza (con il quale non si avrebbe altrimenti la possibilità di giocare, a meno di far parte di un circolo prestigioso) nonché un buon allenamento per lo stesso simultaneista oltre che, in alcuni casi, una forma di autopromozione. Il simultaneista deve visualizzare in poco tempo e dall’alto tante posizioni: è ovvio che maggiore è la resistenza degli avversari nel loro complesso, maggiore l’impegno per lui. Quando le scacchiere in gioco si riducono,

Cappelle di livello

Chi è che, specialmente al mio (infimo) livello, non si è mai preso qualche dozzina (vabbè, facciamo un centinaio… almeno) di solenni arrabbiature, per una cappella decisiva in una partita, per quanto amichevole? Diciamolo pure: il numero delle sviste, di solito, è un numero elevato alla potenza “N-sima” (diversa da 0 o 1) del numero di mosse da “!” giocate nell’arco della propria carriera scacchistica. In linea generale, si ha la tendenza a considerare i grandi giocatori piuttosto immuni non dico dalle sviste in genere, ma quanto meno da quelle più clamorose e rumorose: che so, scacco di scoperta alla successiva; pezzi in presa gratuita ed immediata; amenità di questo tipo, al livello della Fossa delle Marianne. Certo, gli efficienti motori e computer di oggi spesso scoprono errori anche nelle combinazioni più spettacolari dei migliori giocatori del passato e di oggi; tuttavia, scoprire che anche i giganti e i supergiganti del Nobil Giuoco soffrono di inspiegabili defaillance è una cosa che -come ha scritto nella nostra chat Whatsapp il mio amico e collega Sergio Marandola- “rivaluta noi peones“. Il fatto sorprendente è che di sviste giganti, super e da campioni (come la pubblicità di un pannolino per bambini di un po’ di anni fa) ce ne sono davvero tante! Non penso di aver scoperto l’acqua calda: Paolo Bagnoli, nel suo bellissimo e divertentissimo “Scacchi. Storia, controstoria altre cosa ancora” (Mursia) distribuisce a piene mani una gustosa serie di errori epocali, specialmente a partire da pagina 223.

Mi era già venuto in mente di scrivere qualcosa su queste “marronate bibliche” tempo addietro, riguardando il match Karpov-Korchnoi del 1978. L’ispirazione definitiva mi è venuta oggi, sfogliando l’ultimo numero digitale di un’altra bella rivista, “British Chess Magazine“, consociata di “American Chess Magazine“, ed edita dalla Pockets Magazine, che vanta decine di riviste di ogni genere. Alex se ne è fatto regalare l’abbonamento, e ovviamente ne approfitto anch’io. Ma andiamo con ordine, e partiamo dal basso -si fa per dire-. “Pensa come un Grande Maestro” di Alexander Kotov (persona stimabilissima, anche perché nato il 12 agosto, come me 😀 ) è uno dei libri che io considero fondamentali per il gioco, sebbene molti lo critichino. Nel paragrafo “Vertigine da successo” racconta un significativo aneddoto occorso durante un suo torneo giovanile, nella natìa Tula. Riportando il seguente diagramma, scrisse così:

«Io ero il Nero e avevo una posizione completamente vinta. Ero infastidito dal fatto il mio avversario, un certo Golubev, non abbandonasse, sebbene avesse praticamente una Torre in meno. Era il mio turno di muovere, e decisi che la gioia della vittoria non poteva essere più rimandata. Il mio avversario aveva già piegato il suo formulario in due, dopo averci scritto “Abbandona“, e lo aveva messo in tasca. Con un’aria di infelicità guardava la scacchiera, e sembrava esprimere, con il suo intero comportamento, che non appena avessi eseguito la mia mossa avrebbe abbandonato. Così eseguii senz’altro la più ovvia possibile, catturando il suo Alfiere con la mia Torre. Immediatamente, l’altro Alfiere (il suo) guizzò nell’aria e si abbattè con un fulmine in d8 (1. Ad8). Quindi, con gesto concitato, il mio avversario mise in moto l’orologio e guardò trionfante la gente che seguiva la partita. Tirò fuori il formulario, scrisse in basso la sua mossa, e mise la parola”Abbandona” nella mia colonna. Ero io, quello che doveva abbandonare!»

Beh, non male per un GM temibile come Kotov, che all’Interzonale  di Zurigo nel 1953 annichilì il decano dei GM viventi, Yuri Averbach, con una famosissimo sacrificio di Donna alla 30a mossa, no?

OK, diciamo che Kotov non si è mai avvicinato al tetto del mondo. Vogliamo vedere che cosa combinò il GOAT, il mio preferitissimo Bobby Fischer, nella Coppa Piatigorsky del 1966? Opposto a Miguel Najdorf (un avversario per lui non certo irresistibile) arrivò a questa posizione:

Najdorf-Fischer, Coppa Piatigorsky, Santa Monica, 1966

Pochi di voi forse crederebbero che il futuro undicesimo Campione del Mondo ebbe l’ardire di giocare 31… Cd6??, dovendo abbandonare alla successiva 32. Cxd6. Per fermare sul nascere le obiezioni ferree del nostro nuovo Presidente (un triplice urrà per l’inimitabile e generosissimo Roberto Di Vizio!), vi faccio notare che dopo 31… Dxd6 32. Cxb7 Txb7 33. Dc8+ il Nero si ritrova con un pezzo in meno…

Passano gli anni, non senza cappelle, evidentemente. A parte quella epica dello stesso Fischer nella 1a partita del match del 1972 contro Spasskij (ma lì si può quasi capire: verosimilmente non fu una svista, ma un’errata valutazione a costare un intero punto all’americano), nel successivo Mondiale del 1978, drammatico e titanico, tenutosi a Baguio nelle Filippine, si arrivò alla partita che mi fece venire in mente l’idea di scrivere di cappelle mondiali. Alla 17a, Korchnoi con il Bianco arrivò  a questo punto, con il consueto zeitnot (a cui era abbonato):

Korchnoi-Karpov, Campionato del Mondo 1978 (17)

È facile (?) vedere che la più completa parità, con probabile patta, si ottiene con 39. g4 (Roberto, controlla pure con un motore a tua scelta). Infatti. Il terribile Viktor giocò però 39. Ta1??, prendendo un matto di quelli che fanno male: 39… Cf3+, a cui sarebbe seguito 40. gxf3 (non cambia la storia 40. Rh1 per 40… Cf2#, e neanche 40. Txf3 Tc1 41. Tf1 Txf1#) 40… Tg6+ 41. Rh1 Cf2#.

Ci sono innumerevoli alti e altri esempi di baggianate eclatanti, di cui magari parlerò in altre occasioni. Ora chiudo con gli ultimi tre casi; il primo fattaccio (un po’ meno clamoroso nell’immediatezza della “prima” mossa, ma comunque stupefacente) avvenne all’11a partita del match mondiale del 1985 fra Kasparov (Bianco) e Karpov (Nero). E non è facile trovare un errore così da parte di Anatoly… Vediamo rapidamente la partita, fino al punto cruciale:

Adesso, le due “perle” recentissime di Magnus Carlsen (come dite? Sì, proprio quel Carlsen: il Campione del Mondo in carica) riportate impietosamente da BCM, numero di Gennaio 2021. L’evento è online, l'”Airthings Masters“, giocato su piattaforma Chess24.com; già nel turno preliminare contro Aronian il norvegese dimostrò di essere fuori fase, e il suo avversario non volle essere da meno:

Carlsen-Aronian, torneo “Airthings” – turno preliminare

Ci crediate o no, Aronian (uno che è arrivato a un Elo di 2830, e attualmente ne possiede uno di 2773: niente di che, appena 997 punti più di me) in questa posizione ha giocato 42… Td4?? (si doveva giocare 42… Th2+, con presumibile parità). Ora, non serve essere il Campione del  Mondo per vedere che 43. f4+ guadagna una Torre secca, giusto? Ma Carlsen, il cui pensiero era in altre faccende affaccendato, rispose con l’inguardabile 43. Txd4??, e la partita è finita patta dopo poche mosse. “Come si fa?”, vi starete chiedendo. Anch’io, perché nello stesso torneo (stavolta nella fase “knockout“) Magnus affrontò l’emergente Daniil Dubov (24 anni, GM dall’età di 14 anni e 11 mesi). E anche qui, i due grandi avversari si sono superati…

I commenti sono del GM Alexandar Colovic. Quest’articolo di “British Chess Magazine” (Solidity before all) andrebbe ben sviscerato; in ogni caso, la prossima volta che lascerete un pezzo in presa, o vi daranno un matto che non avevate visto né sotto il vostro naso (come capita a me), né con il telescopio (come capita ugualmente a me, che di telescopi sono ben fornito),  vi sentirete un po’ meno soli nell’Universo 🙂 E sappiate che questo è solo un antipasto!

17 Gennaio

Questo non è un giorno fausto per il mondo degli scacchi.

Il 17 gennaio del 2008 moriva a 64 anni a Reykjavik, nell’Islanda in cui aveva trovato rifugio, Robert James Fischer, l’undicesimo Campione del Mondo, l’uomo che seppe sconfiggere la macchina sovietica. Per me, il più forte e grande scacchista di ogni tempo; un uomo che seppellì il suo mito molto prima di morire.

Senza polemiche (ce ne sono sempre tante, quando si parla di lui), presento (col commento principale di Cyrus Lakdawala, come si può leggere nel suo libro “Fischer: move by move“: un MI prolifico che mi onora della sua amicizia) una delle due partite che mi hanno reso attraente l’Attacco Indiano, e che mostrano le capacità dell’americano.

Curiosamente, molti temi di questa partita sono presenti in una che ho giocato recentemente online, in tempi Rapid, contro un valente avversario. Magari un giorno ne parleremo, ma non in questa sezione del sito…

Rest in peace, Old Man: your moves will live forever!

Miniature fantastiche e dove trovarle – Il Nimzocidio

Ivan Myall è un forte amatore di 72 anni. Tipico gentleman inglese, è stato un nuotatore di altissimo livello, avendo conquistato due medaglie di bronzo nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero nei Giochi del Commonwealth del 1970. La partita che pubblico oggi (traducendola dall’ultimo numero di American Chess Magazine: a proposito, almeno un numero state meditando di comprarlo, o vi devo ancora convincere? PS: non sono un loro rappresentante, né incasso qualcosa se acquistate da loro… precisiamolo!) fu premiata come “Partita del giorno”, e, ovviamente, è una miniatura.
Lascio la parola allo stesso conduttore dei micidiali pezzi neri (avete notato

Miniature fantastiche e dove trovarle – Il Principato Nero

American Chess Magazine è una rivista veramente interessante. Nell’estate del 2019 acquistai il fascicolo monografico su Bobby Fischer, redatto in occasione del 50° anniversario della pubblicazione di “60 partite da ricordare“. La rivista è davvero eccezionale: carta patinata e “profumata”; contenuti di grande spessore tecnico; rubriche di storia e aneddotica; interviste esclusive; collaboratori di rilievo internazionale assoluto: il Gotha degli Scacchi, assolutamente! A un prezzo aristocratico, devo dire…
A ridosso di Natale, ho avuto la sorpresa di trovare nella casella di posta elettronica un’offerta straordinaria da parte dell’Editore: 50% di sconto sugli ultimi 4, 6 o 12 fascicoli (ognuno di esattamente 100 pagine), con abbuono delle spese di spedizione, qualunque fosse l’indirizzo sul pianeta Terra. Immagino che avreste fatto anche voi quello che ho fatto io, giusto? E infatti, in 4-giorni-4 mi sono arrivate le copie ordinate, “Just before Christmas“, come dicevano nella email. Dovete sapere che una delle caratteristiche di ACM è

Rapid di Natale 2020: Gambelli-Saragosa 0-1 – Col coltello fra i denti!

Voglio chiudere l’anno con un rapido commento a una partita del nostro Rapid di Natale, segnalatami… dallo sconfitto! Uno scontro generazionale ricco di colpi di scena, imprecisioni e belle mosse, che dà l’idea di quello che dovrebbero essere gli scacchi: un gioco/sport schietto, fallibile, affascinante per la ricerca della verità all’interno di una sequenza infinita di errori. Una lotta leale, ma col coltello fra i denti.

Signore e Signori, auguri di felice 2021, e scatenate gli Scacchi che sono in voi!
Anche da Singapore…

Una partita da brividi… Più Halloween che Capodanno, ma un bell’esempio di tattica forsennata. In tutti i sensi 😀

E va bene, andiamo online!

Come sapete, esiste nel nostro Circolo una robusta resistenza a giocare online. C’è chi si è attrezzato, per ridurre l’impatto del 2D degli schermi, con una scacchiera normale su cui replicare le mosse dal video; l’esaurito di turno, che usa invece proprio una scacchiera DGT; gli insofferenti assoluti, che invece non giocano online neppure sotto tortura o minaccia. Aspettare giorni migliori si può; ma restare inerti del tutto proprio no. Così, quando il nostro Roberto Di Vizio (“Magico165 su chess.com) ha insistito, insistito e poi insistito per organizzare un Rapid sociale nei giorni “rossi”, in 10 abbiamo accolto il suo appello. Ne è venuta fuori un’intensa “due giorni” di un torneo all’italiana (11 turni, 10 partite ciascuno, 15 minuti+ 10 secondi di incremento su piattaforma chess.com), che ha riservato qualche sorpresa, ma soprattutto ha prodotto diverse belle partite e divertimento (impegnativo, ma assicurato) per tutti. È stato anche il torneo di esordio assoluto per il nostro neo-acquisto Alessandro (l’ennesimo con questo nome… 🙂 ) Sordini (“Italotedesco”), che ha chiuso

Una questione… virtuale

Dice: “Ma tu non perdi mai? O fai il furbetto e pubblichi solo quello che ti mette in bella evidenza?” Beh, in effetti non perdo moltissimo. Anche perché gioco poco 😀 Però non è nemmeno facile battermi, a dire il vero 😉
Questa, per esempio, è l’unica partita che ho perso in 4 anni di CIS (e le partite del torneo le ho giocate tutte, quasi sempre in 1a scacchiera e contro CM di notevole valenza (spesso dai 1980 FIDE in su) o contro ottime 1N: questo per dire che, nonostante l’età, non è che mi metto a pettinare le bambole quando gioco…
Ho chiesto al Maestro, Sergio Sollima, di commentare questa sconfitta: me la inflisse quasi 4 anni fa l’allora emergente (e ormai affermatissimo) co-patron di “Gambito Club”, Alex Melchior, nell’incontro decisivo per la promozione in serie B. Contribuii, ahimé, al risveglio dal sogno. Ricordo perfettamente l’altalena di emozioni di questa Est-Indiana: era quando ancora giocavo solo 1. d4 (sono sempre stato estremista nella scelta delle aperture). Una partita imperfetta per entrambi, ma straordinaria per l’intensità del gioco. La partita è la Marino-Melchior. L’anno il 2017. Il nome della competizione è CIS. Il commento è di Sergio Sollima. In corsivo i suoi commenti; le mie brevi note in testo normale.

Una delle differenze principali fra il giocatore di livello superiore (Grande Maestro, Maestro Internazionale, Maestro Fide, che chiameremo G1) e il giocatore di livello inferiore (che chiameremo G2) consiste in quella capacità di lettura della partita che chiamo la “visione virtuale”. Una volta usciti dalla fase dell’apertura, codificata, come si sa, per un buon numero di mosse, nel momento in cui una partita assume un suo determinato volto, G2 potrà anche disporre di un’ottima capacità di analisi, che però, in genere, resta legata alla posizione in atto, esplorata in alcune varianti principali che di norma non vanno oltre le tre-quattro mosse. G1, oltre a essere dotato di una capacità di analisi superiore, sa “vedere” una posizione che sulla scacchiera in quel momento non c’è: questo è ciò che intendo con visione virtuale. Ovvero sa vedere dove e a cosa potrà portare quella posizione, anche in prospettiva di un finale di partita, oltre che di sviluppi riguardanti la fase del centro. Una partita di scacchi si compone precisamente di una serie di posizioni in atto che contengono in nuce e come in filigrana posizioni virtuali. G1 imposterà il suo gioco – con una sequenza di mosse che rispondono all’obiettivo strategico fondamentale, sempre con un occhio a possibili complicazioni tattiche – sulle virtualità di volta in volta percepite, serbando la capacità di non innamorarsi eccessivamente di un’idea, perché ogni idea può essere sempre aggiustata o cambiata se l’avversario ci sorprende con mosse non previste. Qualche volta un giocatore di media forza ha una corretta visione virtuale ma non riesce a trovare la sequenza giusta di mosse per arrivare alla posizione intravista e agognata. In questa interessante partita con arrocchi eterogenei, il B non sempre sa dare corpo all’idea – a mio avviso valida – che ha coltivato. Alla sua visione virtuale.

Che altro dire? La prima volta che Alex mi sconfisse (credo che nemmeno se lo ricordi) fu in un semilampo ad Ausonia, nel 2012. Era ancora 3N, e io giocavo davvero poco, anche se avevo conquistato un bel terzo posto pochi mesi prima, ad Aquino, in un altro 15+0. Questa partita, che -lo confesso- mi ha lasciato l’amaro in bocca e ha evidenziato i miei limiti nelle capacità di analisi e calcolo,  non solo è l’unica partita che ho perso in 4 anni di CIS e Campionati vari a squadre (una su 25 non è poi così male), ma è anche l’unica partita con un CM in cui non sono riuscito ad evitare la sconfitta. Vabbé, in effetti non sono così forte. Migliorerò 🙂
Un ringraziamento a Sergio per aver messo nero su bianco (…) le nostre riflessioni, fatte anche subito dopo l’incontro.