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Campioni! Campioni! Campioni!

Nessuno, probabilmente, se lo sarebbe aspettato 4 o 5 anni fa, quando subito prima della pandemia COVID ci buttammo in questa avventura. Certo, c’era l’esperienza di giocatori come me e come il Maestro Sergio Sollima; c’era l’entusiasmo del Presidentissimo Roberto Di Vizio; c’era la precisione certosina di Alessandro Sordini; c’erano nuove leve giovani e giovanissime come Marco Ricci e Alessandro Fabio Marino. Ma che di lì a poco il circolo avrebbe mietuto numerosi successi in campo locale e provinciale (e anche nazionale per corrispondenza), sono certo che nemmeno un indovino di professione ci avrebbe creduto.

Eppure, la bellissima realtà è che ci sono state, passo dopo passo, tappe di avvicinamento a risultati insperati. Prima il successo riscosso dalla nostra attività scacchistica: i tornei sociali Rapid e Blitz, il Grand Prix sociale, i tornei Rapid FSI (con una speranzella per qualcosa di più sostanzioso…), il numero crescente dei Soci; la promozione in 3N e 2N di numerosi giocatori (stagionati e non); le vittorie e i piazzamenti specialmente dei “Terrible Guys” testimoniano la vitalità del nostro movimento e la bontà della strada tracciata qualche tempo fa.

Dapprima, dicevamo, ci fu Alessandro Fabio Marino, figlio d’arte: Campione nazionale per corrispondenza U12, bissando l’anno dopo con il titolo U18 coronato dalla qualifica di Maestro per corrispondenza. Ma poi di ragazzini ne sono arrivati altri: e che ragazzini! Non sono arrivati a caso i tre titoli provinciali e le tre qualificazioni alle Finali Giovanili Nazionali che si terranno a Salsomaggiore Terme. Domenica scorsa, 10 Marzo 2024, è sicuramente una data che resterà nella storia del circolo Erre J Effe. In quel di Latina Scalo, nel Campionato Interprovinciale di Latina e Frosinone (forte di una pattuglia di 33 giovanissimi ai nastri di partenza) i “piccoli” Cassinati non solo si sono fatti valere, ma hanno piazzato un poker di tutto rispetto.
Vediamo dunque i nostri 4 giovani Moschettieri, i 4 giovani Padawan che stanno studiando per diventare presto grandi Jedi, e partiamo dal titolo provinciale U12: il nostro Giulio Kajtez, motivato più che mai, ha conquistato il podio più alto, purtroppo fallendo (per ora!) la qualificazione alla Finale Nazionale per solo mezzo punto. Un grande risultato per un ragazzo ancora acerbo, ma che sta raggiungendo buoni livelli con rapidità.

Giulio Kajtez, Campione provinciale U12

Campione provinciale U14 è la non più rivelazione Angelo Iannattone, fresco di 2N: stile solido e senza fronzoli a cominciare dall’apertura, ma sempre più bravo; quando troverà la continuità, saranno pochi i giocatori in grado di tenergli testa.

Angelo Iannattone, campione Provinciale U14

Podio nell’U16, ma senza titolo per solo mezzo punto, per Andrea Vellone, che comunque si qualifica alla Finale Nazionale: giocatore combinativo, il nostro Reshevsky per l’abbonamento quasi costante allo zeitnot, reduce -tra l’altro- dalla vittoria nella prima tappa del Grand Prix blitz sociale (dove ha battuto il -non tanto- invincibile “Bro” Fabio Marino), ragazzo dalle eccellenti prospettive.

Andrea Vellone, vice-campione provinciale U16

Infine, il capofila (per ragioni anagrafiche -si fa per dire- e di anzianità scacchistica) Alessandro Fabio Marino, anch’egli reduce dalla conquista della 2N, il quale ormai da un anno si prende quasi tutti gli sfizi nei tornei locali, precedendo sempre tutti, compreso (eccetto una volta) il papà Fabio (che ci sforma…) e che aggiunge un altro titolo al suo interessante palmares. Giocatore tattico, talvolta eccessivo nella foga, che quando raggiungerà un’adeguata concentrazione sarà spesso l’uomo da battere.

Alessandro Fabio Marino, campione provinciale U16

Che dire? Tempo fa scrissi: “Se son rose, fioriranno”. Questo, permettetemi, è proprio un bel roseto.

admin

Arrivederci, Alessandro. Arrivederci…

Ieri, 15 luglio 2021, un dramma infinito ha sconvolto la nostra piccola comunità scacchistica: è improvvisamente venuto a mancare, a soli 58 anni, Alessandro Gambelli.

Gli amici dell’Associazione “Erre J Effe Circolo scacchistico Cassino” esprimono grande dolore per l’immatura scomparsa del socio fondatore Alessandro Gambelli. Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, ha potuto apprezzarne le doti di signorilità, di disponibilità e di garbata ironia. Il suo stile negli scacchi era caratterizzato da irriducibile tenacia e ammirevole combattività, grazie alle quali a volte sapeva capovolgere le sorti di una partita che appariva compromessa.

Ci mancherai tanto, caro Alessandro.

Alessandro Gambelli, premiato ad Atina nel giugno 2019.

Alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze.

admin

Miniature fantastiche e dove trovarle – Niente gioie, siamo Londinesi

Nel mondo post-Covid19 assisteremo certamente a diverse rivoluzioni, e alcune le stiamo già vivendo. Gli Scacchi, per esempio, sono tornati prepotentemente alla ribalta (pure troppo, a dire il vero, vista la proliferazione di canali Iutiubbe dalla molto dubbia validità, e dal numero di neofiti che -anziché fare i neofiti- si atteggiano a profondi sproloquiatori discettanti di aperture, mediogioco, finale e cheating con una sicumera impressionante. Il tutto basato su profonde partite… 3+0, quando va bene…), in particolare nelle sue modalità più snelle (smart, dicono quelli fighi) e online. Va anche bene, per carità!, purché a questo fervore post-Covid, post-“Regina degli Scacchi”, post-moderno, post-gioco e post-un-sacco-di-roba possa seguire un’analoga diffusione della competizione sana su una bella scacchiera vera e in 3D. Ecco, questa la accetterei anche elettronica e DGT, come la mia 🙂

Non sfuggono al richiamo online e a quello del Rapid neanche i grandi campioni, ovviamente. Sotto questo profilo, non posso che esser loro grato, per due ordini di motivi. Il primo è di consolazione: si vedono, anche nelle 15+10, certe cappelle in stile Sistina che lèvati… Il secondo è che in questo modo questa rubrica informale si arricchisce sempre di più, per iul divertimento puro mio e -spero!- anche vostro.

Diamo un’occhiata a uno dei recenti tornei del Champions Chess Tour. Dal 24 aprile al 2 maggio hanno giocato al classico torneo del New In Chess (NIC) i soliti noti, affiancati da alcuni nuovi arrivati come i norvegesi Tari e Christiansen, il britannico Jones, gli indiani Vidit e Praggnanandhaa e il vietnamita Le Quang Liem. Questo torneo (un Rapid 15+10, per l’appunto) si è tenuto subito dopo che Ian Nepomniachtchi, vincendo il torneo dei Candidati, è diventato lo sfidante di Magnus Carlsen. E proprio insieme al Torneo dei Candidati, l’evento di NIC è ormai un’eccellente vetrina per gli scacchi e per i migliori giocatori.

admin

Miniature fantastiche e dove trovarle – Il ruggito del leone

Viktor Korchnoi (1931-2016) non ha certo bisogno di presentazioni: una vita intera “prestata” agli Scacchi, un successo straordinario mai coronato dalla meta più alta e più ambita del Campionato del Mondo, tutto sommato per mera fatalità. Mi sembra molto bella quella di chess24.com, che traduco senza ulteriori commenti, tanto è precisa e emozionante nei suoi passaggi.

Korchnoi è una delle vere leggende degli scacchi e secondo molti è il “giocatore più forte mai diventato campione del mondo”. Ha giocato tre match che avrebbero potuto dargli il titolo ed è stato ai vertici degli scacchi mondiali per 30 anni, vincendo partite contro tutti i campioni del mondo, da Botvinnik a Kasparov. I suoi quattro campionati dell’URSS e sei medaglie d’oro olimpiche per l’URSS sono tanto più notevoli dal momento che disertò in Occidente nel 1976, all’apice della sua forza. In termini di longevità scacchistica ha pochi rivali e la furiosa voglia di vincere che lo ha fatto soprannominare “Viktor il Terribile” lo ha aiutato a figurare nella Top 100 all’età di 75 anni e a battere la giovane stella Fabiano Caruana a 79.
Il talento di Korchnoi era già evidente quando vinse il Campionato Junior dell’URSS nel 1947, ma fu la sua capacità di duro lavoro e di miglioramento graduale ciò che lo distingueva. Il suo stile di contrattacco basato sul calcolo profondo piuttosto che sull’intuizione ha dato a Korchnoi risultati piuttosto irregolari negli anni ’50, ma riuscì a restare costantemente al top dopo i 30 anni, vincendo il campionato dell’URSS nel 1960, 1962, 1964 e 1970. Qualcuno ipotizza che abbia perso il match di semifinale dei candidati contro Tigran Petrosian nel 1971 a causa di un accordo sovietico interno, perché sembrava all’establishment che Petrosian avrebbe avuto migliori possibilità contro Bobby Fischer; quando Fischer abbandonò titolo mondiale e gioco, parve ai più che potesse finalmente essere il turno di Korchnoi di reclamare la corona.
La sua grande sfortuna è stata che l’apice della sua carriera si è sovrapposto non a uno ma a ben due grandi campioni. Il giovane Anatoly Karpov emerse dal nulla per diventare il beniamino degli scacchi sovietici e si sarebbe rivelato la nemesi di Korchnoi. Nel loro primo match nel 1974 (finale del torneo dei candidati) Korchnoi subì tre sconfitte, ma riuscì a mettere a segno un recupero purtroppo tardivo perdendo solo 12,5-11,5. Quel match in effetti consegnò a Karpov la corona perché l’anno dopo, com’è noto, Fischer si rifiutò di difendere il titolo. Nel 1976, in occasione del torno IBM di Amsterdam, Korchnoi disertò, gettando poi nello sgomento le autorità sovietiche perché riuscì a qualificarsi per la finale mondiale contro Karpov. La loro resa dei conti nelle Filippine sarà ricordata come una delle gare più aspre e bizzarre nella storia degli scacchi, con accuse di imbrogli che coinvolgono l’ipnotismo e messaggi in codice inviati con lo yogurt. Sulla scacchiera Korchnoi andò di nuovo in grande svantaggio all’inizio (4-1) in un match comunque estremamente equilibrato in cui aveva buttato via diverse occasioni, ma riuscì a compiere una clamorosa rimonta pareggiando il match sul 5-5 dopo 31 partite, solo per perdere la decisiva partita successiva (la vittoria andava a chi avesse vinto 6 partite, senza contare le patte), nella gara più lunga dai tempi dell’incontro fra Capablanca e Alekhine del 1927.
Nel 1981 Korchnoi aveva ormai compiuto 50 anni, ma si qualificò di nuovo per affrontare Karpov. Il match è però tristemente noto come il “Massacro di Merano” poiché Korchnoi subì una durissima sconfitta per 6-2 nella città italiana, sebbene gli eventi scacchistici siano stati certamente condizionati dalla prigionia di suo figlio in URSS. Il ciclo successivo ha segnato un cambio della guardia, poiché Korchnoi fu sconfitto nella semifinale del torneo dei candidati dall’astro nascente di quegli anni, il giovane Garry Kasparov.
Sebbene non sia mai più riuscito a lottare per il titolo, Korchnoi è rimasto attivo e forte negli scacchi competitivi molto tempo dopo che i suoi coetanei si sono ritirati. All’età di 80 anni raccontò a un intervistatore che continuava a lavorare sugli scacchi quattro ore al giorno, e i suoi successi includono la vittoria del campionato mondiale senior nel 2006 e del campionato svizzero nel 2009 e 2011.
Nel 2012 Korchnoi ebbe un ictus, ma rimase indomabile, tornando a giocare a scacchi competitivi su una sedia a rotelle prima di morire all’età di 85 anni.

E dopo tanta rivalità acerrima, è molto bello leggere l’elogio funebre che di lui fece l’arcinemico Anatoly Karpov. Nel 1978 la Tigre di Leningrado (un altro dei suoi celebri soprannomi) era forse all’apice della forza. E direi che si nota non poco dalla partita che vado ad illustrare, la quale esemplifica molto bene lo stile aggressivo di un giocatore che spesso era abbonato allo zeitnot, per la tendenza fortissima a cercare sempre il meglio nella posizione. Il suo avversario, Werner Hug, classe 1952, era un giovane astro nascente quando fu giocata questa partita.  Era diventato Maestro Internazionale nel 1971, quando vinse sorprendentemente il Campionato mondiale Juniores. Campione elvetico assoluto nel 1975, era un giocatore di ottima esperienza, e nel 1979 stabilì il record mondiale ufficiale di partite simultanee su 560 scacchiere (+385 -49 =126). Eppure qui fa quasi la figura del principiante…

 

Giusto in tempo per avere una miniatura!

Beh, io questa partita la trovo semplicemente affascinante, come avrebbe detto il signor Spock.

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Miniature fantastiche e dove trovarle – La ghigliottina francese

Ora, lo so che nel mondo repubblicano di oggi le dinastie non vanno più di moda. Però, nessuno vieta che ci siano negli Scacchi. Quindi, visto che Alex si sta applicando seriamente al Nobil Giuoco, ha deciso di partecipare al mio posto nel Torneo Pensato 5, “pensato” per l’appunto dall’amico Marcello Carozzo, sempre più al centro di un bellissimo progetto. Gli sta andando piuttosto bene, finora; giusto ieri ha realizzato una splendida vittoria, in uno stile per lui inconsueto: niente tatticismi avventati, ma giudiziosa conduzione posizionale della partita. Devo dire che -come papà e come “vecchio” scacchista cassinate- sarei davvero contento se si realizzasse il famoso detto: “Diventiamo grandi quando battiamo papà a scacchi; diventiamo adulti quando lo lasciamo vincere”. Sì, però… andiamoci piano, eh? Lo scettro è ancora in mano mia, e come si diceva ai miei tempi: “Tu nella vita comandi fino a quando/hai stretto in mano il tuo telecomando“. Per ora, il telecomando me lo tengo ben stretto. Certo che il puledrino scalpita… lasciamogli la tastiera!

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Buon compleanno al più grande di tutti

Il 9 Marzo del 1943 nasceva a Chicago Robert James Fischer, universalmente noto come Bobby. Le controversie sulla sua persona sono innumerevoli, e dozzine di libri gli sono stati dedicati, sia in relazione al suo gioco fantastico, che in relazione alla sua complessa e difficile personalità. Non tutti, ma moltissimi (fra cui io…) lo ritengono il più grande giocatore di tutti i tempi, se fosse effettivamente possibile stilare una classifica del genere. Certo, la brevità della carriera -se rapportata a parecchi altri grandi Campioni del passato e del presente- rende difficile sostenere questa affermazione. Per esempio, di Fischer esistono soltanto 1.097 partite documentate dal 1953 al 1992, di cui 850 circa giocate nel periodo 1956-1972, laddove, per fare un confronto, Magnus Carlsen ha già giocato oltre 3.600 partite in soli 22 anni. Eppure, nessuno, nella storia degli Scacchi, ha raggiunto finora le performance del grande Bobby: a fronte di un regno assoluto di soli 3 anni (anche se era già considerato da qualche anno il più forte di tutti), nessuno ha mai messo tra sé e il secondo al mondo come punteggio Elo l’impressionante gap che Fischer mise fra sé e il numero 2 dell’epoca, il Campione del mondo Spasskij (90 punti nel 1971); ha uno score (come si dice in gergo pugilistico) di +433 -87 =247 (pari al 72.6% di punti ottenuti), mentre, sempre per paragonarlo al Mozart degli Scacchi, quest’ultimo ha “solo” +724 -273 =797 (il 62.6% dei punti conquistati). Soltanto José Raul Capablanca e Aleksander Alekhine, entrambi con molte più partite giocate, vantano percentuali superiori, sebbene di poco: 73.1% il Grande Cubano, 74.1 la Furia Russa. Non va mai dimenticato, poi, che se oggi archivi, riviste e Internet sono patrimonio di tutti, anche dei ragazzini, all’epoca Fischer dovette imparare il Russo per aggiornarsi, e fu capace, da solo, di sconfiggere l’intera organizzazione scacchistica sovietica. Davanti a questi risultati sportivi, contestualizzati e, per quel che possibile, “assolutizzati”, è difficile contrastare l’idea che Bobby Fischer sia stato davvero il più grande scacchista in assoluto. Ha giocato poco? Sì, è vero. Ma credo, a posteriori (anche se ovviamente manca la controprova), che avesse già dato il meglio di sé nel 1972, quando raggiunse il culmine a cui un essere umano può forse ambire nel campo della maestria scacchistica. Chissà, forse il suo precocissimo ritiro ci ha, fortunatamente, privato della tristezza di vedere (oltre il declino dell’uomo) il tramonto lento e tormentoso di un genio. Perché tutti -tutti!- abbiamo una parabola: e le parabole prima o poi scendono…
Sulla vexata quaestio, c’è un bel filmato, che non porta alle mie conclusioni, ma mette a confronto i maggiori Elo, periodo per periodo.

Ci sono tante partite in giro del grande Bobby; io, in questo blog, mi sto dedicando principalmente alle gemme meno conosciute. Non farò eccezione neanche stavolta, e perciò, come omaggio al nostro Festeggiato, ve ne presento una che, non notissima, costituisce, per la variante giocata dall’undicesimo Campione del Mondo, un particolare motivo di interesse per Alex, per me e per… Maxime Vachier-La Grave, che usa più di una variante mutuata da Fischer. L’ultima volta, però, al Tata Steel non è che gli sia andata benissimo
Vediamoci dunque questa breve partita, che dimostra una volta di più le straordinarie qualità di Fischer. Giocata all’Interzonale di Stoccolma del 1962, a 19 anni, è la sua 362a partita, e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si assisteva già alla metà della carriera di colui che ebbe a dire: «All I want to do, ever, is play chess».

“E Fischer?”, vi starete chiedendo. Tutti sostengono che usò meno di dieci minuti; alcuni dei presenti affermano che riflettè per  meno di tre minuti complessivamente.

Auguri al Re assoluto degli Scacchi.

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Buon compleanno, Maestro!

Il 15 Febbraio mica è un giorno come gli altri! È il compleanno del grande Sergio Sollima, lo scacchista da battere per decenni nella nostra provincia. Io stesso, che pure sono sempre stato considerato bravino (e a suo tempo anche “un emergente”: solo che sono rimasto sempre sott’acqua… 😀 ), come ho raccontato in un precedente articolo per anni sono stato sonoramente crocchiato senza pietà dal buon Sergio: e pensare che sono anche il figlioccio del suo compianto fratello Franco… Ci ho messo ben più di due anni prima di sconfiggerlo, e le mie vittorie

admin

Finalmente!

14 Gennaio 2021:

annuncio con emozione autentica che a Cassino, nonostante la pioggia incessante di questi mesi, torna ufficialmente a splendere il sole scacchistico!
Era da troppo tempo che non esisteva un circolo scacchistico ufficiale nella nostra città. Oggi, grazie alla spinta fortissima, generosa e disinteressata del magico Roberto Di Vizio, abbiamo nuovamente un sodalizio. Non siamo più ospiti (graditi certamente, ma pur sempre ospiti) di altre belle realtà: siamo tornati! Voglio dunque in primo luogo ringraziare il Circolo “La Torre” di Atina e il suo presidente (nonché fresco Consigliere regionale FSI Lazio) Renato Verdicchio, che ha permesso a molti di noi di riprendere contatto e confidenza con il mondo a 64 caselle; e poi il prestigioso circolo “Quattro Torri“, presieduto dal primo GM italiano, il grande Sergio Mariotti, che -grazie all’affetto di Alessandro Pompa e di Carmine De Lisa– ci ha consentito di cominciare a muovere i primi passi autonomamente.

Ma oggi dobbiamo ringraziare soprattutto una persona: Roberto Di Vizio. Presidente per acclamazione, ha voluto con tenacia proseguire sulla strada della rinascita del movimento scacchistico cassinate, mantenendo (bontà sua!) il nome “Erre J Effe” per il neonato sodalizio. Se esistiamo, è grazie a lui, che si sta adoperando anche per un proselitismo encomiabile, e che ha raddoppiato in poche settimane i soci del circolo.

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Cappelle di livello

Chi è che, specialmente al mio (infimo) livello, non si è mai preso qualche dozzina (vabbè, facciamo un centinaio… almeno) di solenni arrabbiature, per una cappella decisiva in una partita, per quanto amichevole? Diciamolo pure: il numero delle sviste, di solito, è un numero elevato alla potenza “N-sima” (diversa da 0 o 1) del numero di mosse da “!” giocate nell’arco della propria carriera scacchistica. In linea generale, si ha la tendenza a considerare i grandi giocatori piuttosto immuni non dico dalle sviste in genere, ma quanto meno da quelle più clamorose e rumorose: che so, scacco di scoperta alla successiva; pezzi in presa gratuita ed immediata; amenità di questo tipo, al livello della Fossa delle Marianne. Certo, gli efficienti motori e computer di oggi spesso scoprono errori anche nelle combinazioni più spettacolari dei migliori giocatori del passato e di oggi; tuttavia, scoprire che anche i giganti e i supergiganti del Nobil Giuoco soffrono di inspiegabili defaillance è una cosa che -come ha scritto nella nostra chat Whatsapp il mio amico e collega Sergio Marandola- “rivaluta noi peones“. Il fatto sorprendente è che di sviste giganti, super e da campioni (come la pubblicità di un pannolino per bambini di un po’ di anni fa) ce ne sono davvero tante! Non penso di aver scoperto l’acqua calda: Paolo Bagnoli, nel suo bellissimo e divertentissimo “Scacchi. Storia, controstoria altre cosa ancora” (Mursia) distribuisce a piene mani una gustosa serie di errori epocali, specialmente a partire da pagina 223.

Mi era già venuto in mente di scrivere qualcosa su queste “marronate bibliche” tempo addietro, riguardando il match Karpov-Korchnoi del 1978. L’ispirazione definitiva mi è venuta oggi, sfogliando l’ultimo numero digitale di un’altra bella rivista, “British Chess Magazine“, consociata di “American Chess Magazine“, ed edita dalla Pockets Magazine, che vanta decine di riviste di ogni genere. Alex se ne è fatto regalare l’abbonamento, e ovviamente ne approfitto anch’io. Ma andiamo con ordine, e partiamo dal basso -si fa per dire-. “Pensa come un Grande Maestro” di Alexander Kotov (persona stimabilissima, anche perché nato il 12 agosto, come me 😀 ) è uno dei libri che io considero fondamentali per il gioco, sebbene molti lo critichino. Nel paragrafo “Vertigine da successo” racconta un significativo aneddoto occorso durante un suo torneo giovanile, nella natìa Tula. Riportando il seguente diagramma, scrisse così:

«Io ero il Nero e avevo una posizione completamente vinta. Ero infastidito dal fatto il mio avversario, un certo Golubev, non abbandonasse, sebbene avesse praticamente una Torre in meno. Era il mio turno di muovere, e decisi che la gioia della vittoria non poteva essere più rimandata. Il mio avversario aveva già piegato il suo formulario in due, dopo averci scritto “Abbandona“, e lo aveva messo in tasca. Con un’aria di infelicità guardava la scacchiera, e sembrava esprimere, con il suo intero comportamento, che non appena avessi eseguito la mia mossa avrebbe abbandonato. Così eseguii senz’altro la più ovvia possibile, catturando il suo Alfiere con la mia Torre. Immediatamente, l’altro Alfiere (il suo) guizzò nell’aria e si abbattè con un fulmine in d8 (1. Ad8). Quindi, con gesto concitato, il mio avversario mise in moto l’orologio e guardò trionfante la gente che seguiva la partita. Tirò fuori il formulario, scrisse in basso la sua mossa, e mise la parola”Abbandona” nella mia colonna. Ero io, quello che doveva abbandonare!»

Beh, non male per un GM temibile come Kotov, che all’Interzonale  di Zurigo nel 1953 annichilì il decano dei GM viventi, Yuri Averbach, con una famosissimo sacrificio di Donna alla 30a mossa, no?

OK, diciamo che Kotov non si è mai avvicinato al tetto del mondo. Vogliamo vedere che cosa combinò il GOAT, il mio preferitissimo Bobby Fischer, nella Coppa Piatigorsky del 1966? Opposto a Miguel Najdorf (un avversario per lui non certo irresistibile) arrivò a questa posizione:

Najdorf-Fischer, Coppa Piatigorsky, Santa Monica, 1966

Pochi di voi forse crederebbero che il futuro undicesimo Campione del Mondo ebbe l’ardire di giocare 31… Cd6??, dovendo abbandonare alla successiva 32. Cxd6. Per fermare sul nascere le obiezioni ferree del nostro nuovo Presidente (un triplice urrà per l’inimitabile e generosissimo Roberto Di Vizio!), vi faccio notare che dopo 31… Dxd6 32. Cxb7 Txb7 33. Dc8+ il Nero si ritrova con un pezzo in meno…

Passano gli anni, non senza cappelle, evidentemente. A parte quella epica dello stesso Fischer nella 1a partita del match del 1972 contro Spasskij (ma lì si può quasi capire: verosimilmente non fu una svista, ma un’errata valutazione a costare un intero punto all’americano), nel successivo Mondiale del 1978, drammatico e titanico, tenutosi a Baguio nelle Filippine, si arrivò alla partita che mi fece venire in mente l’idea di scrivere di cappelle mondiali. Alla 17a, Korchnoi con il Bianco arrivò  a questo punto, con il consueto zeitnot (a cui era abbonato):

Korchnoi-Karpov, Campionato del Mondo 1978 (17)

È facile (?) vedere che la più completa parità, con probabile patta, si ottiene con 39. g4 (Roberto, controlla pure con un motore a tua scelta). Infatti. Il terribile Viktor giocò però 39. Ta1??, prendendo un matto di quelli che fanno male: 39… Cf3+, a cui sarebbe seguito 40. gxf3 (non cambia la storia 40. Rh1 per 40… Cf2#, e neanche 40. Txf3 Tc1 41. Tf1 Txf1#) 40… Tg6+ 41. Rh1 Cf2#.

Ci sono innumerevoli alti e altri esempi di baggianate eclatanti, di cui magari parlerò in altre occasioni. Ora chiudo con gli ultimi tre casi; il primo fattaccio (un po’ meno clamoroso nell’immediatezza della “prima” mossa, ma comunque stupefacente) avvenne all’11a partita del match mondiale del 1985 fra Kasparov (Bianco) e Karpov (Nero). E non è facile trovare un errore così da parte di Anatoly… Vediamo rapidamente la partita, fino al punto cruciale:

Adesso, le due “perle” recentissime di Magnus Carlsen (come dite? Sì, proprio quel Carlsen: il Campione del Mondo in carica) riportate impietosamente da BCM, numero di Gennaio 2021. L’evento è online, l'”Airthings Masters“, giocato su piattaforma Chess24.com; già nel turno preliminare contro Aronian il norvegese dimostrò di essere fuori fase, e il suo avversario non volle essere da meno:

Carlsen-Aronian, torneo “Airthings” – turno preliminare

Ci crediate o no, Aronian (uno che è arrivato a un Elo di 2830, e attualmente ne possiede uno di 2773: niente di che, appena 997 punti più di me) in questa posizione ha giocato 42… Td4?? (si doveva giocare 42… Th2+, con presumibile parità). Ora, non serve essere il Campione del  Mondo per vedere che 43. f4+ guadagna una Torre secca, giusto? Ma Carlsen, il cui pensiero era in altre faccende affaccendato, rispose con l’inguardabile 43. Txd4??, e la partita è finita patta dopo poche mosse. “Come si fa?”, vi starete chiedendo. Anch’io, perché nello stesso torneo (stavolta nella fase “knockout“) Magnus affrontò l’emergente Daniil Dubov (24 anni, GM dall’età di 14 anni e 11 mesi). E anche qui, i due grandi avversari si sono superati…

I commenti sono del GM Alexandar Colovic. Quest’articolo di “British Chess Magazine” (Solidity before all) andrebbe ben sviscerato; in ogni caso, la prossima volta che lascerete un pezzo in presa, o vi daranno un matto che non avevate visto né sotto il vostro naso (come capita a me), né con il telescopio (come capita ugualmente a me, che di telescopi sono ben fornito),  vi sentirete un po’ meno soli nell’Universo 🙂 E sappiate che questo è solo un antipasto!

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17 Gennaio

Questo non è un giorno fausto per il mondo degli scacchi.

Il 17 gennaio del 2008 moriva a 64 anni a Reykjavik, nell’Islanda in cui aveva trovato rifugio, Robert James Fischer, l’undicesimo Campione del Mondo, l’uomo che seppe sconfiggere la macchina sovietica. Per me, il più forte e grande scacchista di ogni tempo; un uomo che seppellì il suo mito molto prima di morire.

Senza polemiche (ce ne sono sempre tante, quando si parla di lui), presento (col commento principale di Cyrus Lakdawala, come si può leggere nel suo libro “Fischer: move by move“: un MI prolifico che mi onora della sua amicizia) una delle due partite che mi hanno reso attraente l’Attacco Indiano, e che mostrano le capacità dell’americano.

Curiosamente, molti temi di questa partita sono presenti in una che ho giocato recentemente online, in tempi Rapid, contro un valente avversario. Magari un giorno ne parleremo, ma non in questa sezione del sito…

Rest in peace, Old Man: your moves will live forever!

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