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Una questione… virtuale

Una questione… virtuale

Dice: “Ma tu non perdi mai? O fai il furbetto e pubblichi solo quello che ti mette in bella evidenza?” Beh, in effetti non perdo moltissimo. Anche perché gioco poco 😀 Però non è nemmeno facile battermi, a dire il vero 😉
Questa, per esempio, è l’unica partita che ho perso in 4 anni di CIS (e le partite del torneo le ho giocate tutte, quasi sempre in 1a scacchiera e contro CM di notevole valenza (spesso dai 1980 FIDE in su) o contro ottime 1N: questo per dire che, nonostante l’età, non è che mi metto a pettinare le bambole quando gioco…
Ho chiesto al Maestro, Sergio Sollima, di commentare questa sconfitta: me la inflisse quasi 4 anni fa l’allora emergente (e ormai affermatissimo) co-patron di “Gambito Club”, Alex Melchior, nell’incontro decisivo per la promozione in serie B. Contribuii, ahimé, al risveglio dal sogno. Ricordo perfettamente l’altalena di emozioni di questa Est-Indiana: era quando ancora giocavo solo 1. d4 (sono sempre stato estremista nella scelta delle aperture). Una partita imperfetta per entrambi, ma straordinaria per l’intensità del gioco. La partita è la Marino-Melchior. L’anno il 2017. Il nome della competizione è CIS. Il commento è di Sergio Sollima. In corsivo i suoi commenti; le mie brevi note in testo normale.

Una delle differenze principali fra il giocatore di livello superiore (Grande Maestro, Maestro Internazionale, Maestro Fide, che chiameremo G1) e il giocatore di livello inferiore (che chiameremo G2) consiste in quella capacità di lettura della partita che chiamo la “visione virtuale”. Una volta usciti dalla fase dell’apertura, codificata, come si sa, per un buon numero di mosse, nel momento in cui una partita assume un suo determinato volto, G2 potrà anche disporre di un’ottima capacità di analisi, che però, in genere, resta legata alla posizione in atto, esplorata in alcune varianti principali che di norma non vanno oltre le tre-quattro mosse. G1, oltre a essere dotato di una capacità di analisi superiore, sa “vedere” una posizione che sulla scacchiera in quel momento non c’è: questo è ciò che intendo con visione virtuale. Ovvero sa vedere dove e a cosa potrà portare quella posizione, anche in prospettiva di un finale di partita, oltre che di sviluppi riguardanti la fase del centro. Una partita di scacchi si compone precisamente di una serie di posizioni in atto che contengono in nuce e come in filigrana posizioni virtuali. G1 imposterà il suo gioco – con una sequenza di mosse che rispondono all’obiettivo strategico fondamentale, sempre con un occhio a possibili complicazioni tattiche – sulle virtualità di volta in volta percepite, serbando la capacità di non innamorarsi eccessivamente di un’idea, perché ogni idea può essere sempre aggiustata o cambiata se l’avversario ci sorprende con mosse non previste. Qualche volta un giocatore di media forza ha una corretta visione virtuale ma non riesce a trovare la sequenza giusta di mosse per arrivare alla posizione intravista e agognata. In questa interessante partita con arrocchi eterogenei, il B non sempre sa dare corpo all’idea – a mio avviso valida – che ha coltivato. Alla sua visione virtuale.

Che altro dire? La prima volta che Alex mi sconfisse (credo che nemmeno se lo ricordi) fu in un semilampo ad Ausonia, nel 2012. Era ancora 3N, e io giocavo davvero poco, anche se avevo conquistato un bel terzo posto pochi mesi prima, ad Aquino, in un altro 15+0. Questa partita, che -lo confesso- mi ha lasciato l’amaro in bocca e ha evidenziato i miei limiti nelle capacità di analisi e calcolo,  non solo è l’unica partita che ho perso in 4 anni di CIS e Campionati vari a squadre (una su 25 non è poi così male), ma è anche l’unica partita con un CM in cui non sono riuscito ad evitare la sconfitta. Vabbé, in effetti non sono così forte. Migliorerò 🙂
Un ringraziamento a Sergio per aver messo nero su bianco (…) le nostre riflessioni, fatte anche subito dopo l’incontro.

Sergio Sollima


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