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Lo sgambetto di Capitan Evans

Lo sgambetto di Capitan Evans

Qualche giorno fa ho rievocato i bei (?) tempi in cui, ogni sabato pomeriggio, andavo a casa di Sergio Sollima, il Maestro, nella convinzione di imparare qualcosa di Scacchi. In effetti, una cosa la imparai benissimo: che il Maestro fra una cordiale tazza di tè e un amabile pasticcino, si dilettava a crocchiarmi, di solito -come si dice?- in quattro e quattr’otto. Avevo 17 anni allora (era il 1981), e un’insana passione per le 64 caselle era nata a luglio, quando, in gita a Varsavia e Cracovia, con alcuni amici acquistammo alcune scacchiere artigianali in bel legno, pieghevoli.

Iniziammo a giocare, e importammo al ritorno il morbo di Caissa, del tutto ignari che esistessero cose chiamate “circoli”, al punto che giocavamo sul veramente miticomuretto“, per il Corso principale, attirando molti curiosi e alcuni avventori che, poi, si sarebbero anch’essi interessati al gioco. E siccome io ero “il più bravo”, visto che a quel livello vincevo spesso e volentieri [immaginate la scena: una strada trafficata di passanti, e automobili a senso unico; i cartelloni dei tre cinema allora esistenti, e, alle spalle, la scuola/convento delle Suore Stimmatine, un’istituzione storica per la nostra Città; il largo recinto di quella scuola era “il muretto“, dove, seduti di 3/4 in mezzo a un crocchio di gente, ci si pestava senza orologio (e chi sapeva che esisteva un aggeggio infernale come quello?) finché cadeva sanguinosamente l’ultimo pedone, e la testa coronata del Re sconfitto si appoggiava, sussiegosa fino alla fine, sul ceppo dello scacco matto], decisi di approfittare di

una particolare circostanza. Quella che vedeva l’esistenza di una figura mitica di giocatore eccelso e senza eguali almeno fino a Roma,  Napoli e Campobasso (i tre riferimenti scacchistici dell’epoca); una sorta di Araba Fenice per me, benché fosse… il fratello minore del mio caro padrino di battesimo, Franco Sollima, alla cui memoria mando un pensiero commosso. Gente a 64 caselle, i Sollima, visto che oltre al capostipite (l’indimenticato giudice Garibaldi) ben tre fratelli condividevano la passione per il biancoeilnero della scacchiera: Franco meno degli altri,  forse (tifava pure Napoli, figurarsi…), ma Renato e ancor più Sergio erano fra gli “spaccatutto” più temuti. Così, il 4 ottobre -San Francesco- a casa di Franco per gli auguri insieme a mio padre superai ogni ritegno,  e osai chiedere al Maestro se volessimo fare “qualche partita”. In realtà, non furono né “qualche” , né tanto meno “partite”: piuttosto, come vi ho confessato, una lunga teoria di esecuzioni brutali, al limite dell’intervento delle Nazioni Unite per motivi umanitari. Poiché Sergio mi coglieva sempre in castagna  cominciare dall’apertura, cercavo di cambiare sempre, basandomi sull’unico libro che avevo a disposizione (“Gli scacchi” del Padulli e “La partita ortodossa“, di cui non avevo ben compreso il senso a dire il vero, di Giorgio Porreca).

Mi sorbii botte da orbi nelle Spagnole, Italiane, Francesi, Siciliane; nei Gambetti di Re e nei Gambetti Benkö in una quantità tale, che la metà bastava. Ma quando finii nell’inceneritore del gambetto Evans, decisi che così non poteva continuare, e mi comprai -come detto- il “Manuale” del Porreca. Lo acquistai con sottile perfidia proprio dalla libreria di fiducia del Maestro, pregustando la doppia soddisfazione che avrei avuto nell’intrappolarlo in qualche angolo della scacchiera…

Intanto,  però, le cose erano andate, fino a quel momento, diversamente. Molto diversamente. Se vi volete fare 4 risate, siete sul sito giusto, nel blog giusto, ma soprattutto sull’URL giusto. E gustatevi ‘sto tè, come me lo gustai io. Era il 21 Novembre del 1981, e in realtà a me sarebbe servito un ginseng. Su, che facciamo prestino prestino…

 

 

Ora sapete che, se andate a casa di amici per una partita seria di scacchi, non solo dovete stare attenti all’autocertificazione per via dell’epidemia, ma per nessun motivo al mondo dovete accettare tè e/o pasticcini. Mettete in moto l’orologio, e non fermatevi neanche per le analisi post-partita. Non si sa mai… 😀

Come dite? Perché questa partita è nella sezione “Fuscelli in crescita“? Ma perdiana, sono io il fuscello in crescita… a quel tempo!

admin


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