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K-K prima serie, atto terzo

K-K prima serie, atto terzo

In principio furono due K… In effetti, se si guarda la storia degli Scacchi a livello di Mondiale ci si rende conto che il fattore K ha dominato la scena per oltre cinquant’anni. Non si può infatti sottacere il peso di un giocatore come Keres, assoluto protagonista dal 1948 fino alla morte a 59 anni nel 1975, sebbene non abbia mai giocato un mondiale per beceri motivi politici, essendo Estone alla corte sovietica. Ma dal 1974 fino alla soglia del XXI secolo la K è stata la dominatrice assoluta della scena scacchistica. Tutto iniziò nel 1974, giusto 50 anni fa, quando un giovane GM in ascesa, ben visto agli occhi del PCUS (tale Karpov…), affrontò nell’allora Leningrado il beniamino di casa, il più anziano Korchnoi, la “Tigre di Leningrado”, nella finale del torneo dei Candidati. In quel momento, nessuno immaginava che – anziché selezionare lo sfidante del Campione del Mondo Robert James Fischer- quel match avrebbe segnato per oltre 10 anni il destino del trono scacchistico. Karpov, 23 anni, prevalse in maniera risicata sul 43enne avversario, che non godeva delle simpatie del Partito moscovita. Il resto è storia nota: il “gran rifiuto” di Fischer di difendere il titolo davanti alle condizioni della FIDE (per altro imposte in buona parte da lui stesso) consegnò a Karpov il Campionato del Mondo “a tavolino” nel 1975. Le presunte vessazioni subite indussero Korchnoi a disertare nel 1976, e la sua ferrea volontà e preparazione lo condussero a sfiorare la vittoria nella vera e propria rivincita del 1978 a Baguio: un match drammatico, il più lungo da quello, storico, del 1927 fra Capablanca e Alekhine (32 partite contro 34), in cui l’esule, sotto di 2-5, pareggiò (5-5) in 4 partite, per poi crollare all’ultimo metro prima del traguardo. Terza e ultima replica dei “primi” K-K  a Merano: nell’unico match mondiale disputato in Italia, Karpov sbaragliò il rivale con un indiscutibile 6-2, in sole 18 partite.

Un lungo prologo, per spiegare che Alessandro mi ha invitato a commentare la partita Dubov-Svane del 2019. Dopo averla vista insieme, però, i temi dell’apertura mi hanno vagamente ricordato una delle due sole perle che il Terribile Viktor riuscì a creare contro il Ghiacciolo degli Urali: la 13a del match di Merano è una partita intrigante, perché mette in evidenza alcune particolarità di una variante poco nota della Partita di Donna e soprattutto esprime assai bene, seppure solo fra le righe…, il concetto di “attacco di minoranza”, che tutti dovrebbero conoscere, ma che nessuno in realtà gioca. Perciò, ho posticipato il commento alla partita più recente, preferendo parlare di questa, che pochi ricordano. Eppure, Korchnoi ispirò -per quello che vale- il mio primo repertorio di aperture; mi ero così fissato con le sue scelte, che costrinsi l’allora “Circolo Aaron Nimzowitsch” a disputare un torneo tematico sulla variante aperta della Partita Spagnola 😀 ! Comunque, andiamo a vedere quello che successe in quella uggiosa giornata di Novembre del 1981. Il punteggio, già disperato per Korchnoi, diceva Campione 5 – Sfidante 1. Rimanevano (ma nessuno lo sapeva, sebbene tutti lo immaginassero) soltanto altre 5 partite, e poi il sogno della Tigre di diventare Campione del Mondo sarebbe svanito per sempre. Poi, come sappiamo, toccò per quasi 15 anni ad altri due K. Ma questa è un’altra storia.

Una partita tipica dello stile del Terribile Viktor, ricca di complicazioni, tagliente, da capogiro. Se vi interessano ulteriori dettagli, ben illustrati da un certo Garry Kasparov, sulla vita e il gioco di Korchnoi, vi consiglio “I miei grandi predecessori“; per una cronaca affascinante (sebbene in una traduzione non eccelsa) del match di Baguio, “Karpov-Korchnoi: rapporto da Baguio“; infine, per il match di Merano, “Massacre in Merano“. E le partite mettetele su una scacchiera vera, fatevi un favore!

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