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Cosa significa essere uno scacco

Cosa significa essere uno scacco

Il Re, com’era logico, era il più furente: “Hai sbagliato quando hai inutilmente sacrificato il nostro pedone in e4, senza calcolare bene la risposta dell’avversario. Era chiaro che, dopo aver accettato il sacrificio, non sarebbe caduto nel tranello alquanto banale che avevi teso e così ti sei subito ritrovato con un pedone di meno, senza uno straccio di controgioco. Non hai pensato a quel povero pedone?”

Fu la volta del Cavallo, che a mala pena cercava di controllare il suo scalpitante disappunto: “Dovresti ormai sapere che nella difesa Najdorf alla spinta 6…e5 si risponde con 7.Cf3. Che senso aveva mettermi in b3, lontano dal vivo dello scontro? Credevi forse che mi sarei tirato indietro? Che rabbia se solo penso alle tue mani che mi hanno sollevato e messo nella casa sbagliata senza che io potessi fare nulla! Avrei preferito disintegrarmi fra le tue dita, disperdermi su tutta la scacchiera.”

“E io cosa dovrei dire?” disse l’Alfiere campochiaro, oscillando nervosamente su e giù per la grande diagonale ormai sgombra nella generale smobilitazione “mi hai cambiato stupidamente con un cavallo in una posizione aperta e ti sei precluso le già poche possibilità di patta che avevi. Non conosci neanche le regole più elementari del finale.”

Il giocatore era rosso in viso e non sapeva cosa rispondere e poi non capiva ancora come facesse a trovarsi lì, sulla scacchiera, unico imputato, davanti a una corte implacabile. Stava per dire qualcosa quando intervenne la Donna, che fino a quel momento se n’era stata crucciata in silenzio, circondata da uno stuolo di Pedoni disfatti e avviliti: “Non è la prima volta che ci mandi allo sbaraglio e so io quali affronti ho dovuto sopportare perfino da pedoni, che mi hanno inseguito e minacciato fino a costringermi in un angolo in cui io – la Donna, dico, la Donna! – ho dovuto assistere impotente alla disfatta del mio esercito e alla disperazione del mio amato Re, sballottato qua e là sino al matto, senza neanche l’onore delle armi! Non c’è punizione adeguata per te che non hai mai pensato al dolore che ci procuravi, alle umiliazioni alle quali ci sottoponevi. Pensavi fosse un semplice gioco? Pensavi di poter disporre di noi come di schiavi sempre ai tuoi dissennati ordini?”

“Io vi prometto che mi metterò a studiare, che non sbaglierò più una variante…la Najdorf non avrà più segreti per me…anzi no, vi prometto che non giocherò mai più, che non oserò mai più neanche toccarvi né guardarvi…”

“Troppo facile” disse il Re “devi pagare e pagherai. Nella vita chi sbaglia paga e gli scacchi sono come la vita.”

“Lasciatemi andare, vi prego, non potete tenermi qui imprigionato sulla scacchiera, se ne accorgeranno prima o poi, verranno a liberarmi.” Ora piagnucolava: non sapeva a cosa aggrapparsi.

Ma il Re, dopo un rapido cenno d’intesa con la Donna, le Torri, i Cavalli, gli Alfieri, i Pedoni, sentenziò: “Uno dei nostri valorosi Pedoni centrali era già stanco da un po’ per le tante battaglie, lui che è sempre stato uno dei più esposti, che non si è mai tirato indietro sin dalle prime mosse di ogni partita. Mi ha confessato che non gli dispiacerebbe godersi un po’ di riposo. Prenderai il suo posto, diventerai un pedone a tutti gli effetti e capirai cosa significa essere mandati allo sbaraglio, avere poche armi per difendersi e avanzare, solo avanzare senza poter mai retrocedere, sempre disposti al sacrificio. Forse, se avrai più fortuna di chi stai per sostituire, proverai la gioia di essere promosso sul campo e allora potrai trasformarti anche in una magnifica Donna coronata. Capirai cosa significa essere uno scacco.”

dal libro di Sergio Sollima L’automobile che m’investirà e altri racconti, Manni Editore 2008

Sergio Sollima


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