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Cappelle di livello

Chi è che, specialmente al mio (infimo) livello, non si è mai preso qualche dozzina (vabbè, facciamo un centinaio… almeno) di solenni arrabbiature, per una cappella decisiva in una partita, per quanto amichevole? Diciamolo pure: il numero delle sviste, di solito, è un numero elevato alla potenza “N-sima” (diversa da 0 o 1) del numero di mosse da “!” giocate nell’arco della propria carriera scacchistica. In linea generale, si ha la tendenza a considerare i grandi giocatori piuttosto immuni non dico dalle sviste in genere, ma quanto meno da quelle più clamorose e rumorose: che so, scacco di scoperta alla successiva; pezzi in presa gratuita ed immediata; amenità di questo tipo, al livello della Fossa delle Marianne. Certo, gli efficienti motori e computer di oggi spesso scoprono errori anche nelle combinazioni più spettacolari dei migliori giocatori del passato e di oggi; tuttavia, scoprire che anche i giganti e i supergiganti del Nobil Giuoco soffrono di inspiegabili defaillance è una cosa che -come ha scritto nella nostra chat Whatsapp il mio amico e collega Sergio Marandola- “rivaluta noi peones“. Il fatto sorprendente è che di sviste giganti, super e da campioni (come la pubblicità di un pannolino per bambini di un po’ di anni fa) ce ne sono davvero tante! Non penso di aver scoperto l’acqua calda: Paolo Bagnoli, nel suo bellissimo e divertentissimo “Scacchi. Storia, controstoria altre cosa ancora” (Mursia) distribuisce a piene mani una gustosa serie di errori epocali, specialmente a partire da pagina 223.

Mi era già venuto in mente di scrivere qualcosa su queste “marronate bibliche” tempo addietro, riguardando il match Karpov-Korchnoi del 1978. L’ispirazione definitiva mi è venuta oggi, sfogliando l’ultimo numero digitale di un’altra bella rivista, “British Chess Magazine“, consociata di “American Chess Magazine“, ed edita dalla Pockets Magazine, che vanta decine di riviste di ogni genere. Alex se ne è fatto regalare l’abbonamento, e ovviamente ne approfitto anch’io. Ma andiamo con ordine, e partiamo dal basso -si fa per dire-. “Pensa come un Grande Maestro” di Alexander Kotov (persona stimabilissima, anche perché nato il 12 agosto, come me 😀 ) è uno dei libri che io considero fondamentali per il gioco, sebbene molti lo critichino. Nel paragrafo “Vertigine da successo” racconta un significativo aneddoto occorso durante un suo torneo giovanile, nella natìa Tula. Riportando il seguente diagramma, scrisse così:

«Io ero il Nero e avevo una posizione completamente vinta. Ero infastidito dal fatto il mio avversario, un certo Golubev, non abbandonasse, sebbene avesse praticamente una Torre in meno. Era il mio turno di muovere, e decisi che la gioia della vittoria non poteva essere più rimandata. Il mio avversario aveva già piegato il suo formulario in due, dopo averci scritto “Abbandona“, e lo aveva messo in tasca. Con un’aria di infelicità guardava la scacchiera, e sembrava esprimere, con il suo intero comportamento, che non appena avessi eseguito la mia mossa avrebbe abbandonato. Così eseguii senz’altro la più ovvia possibile, catturando il suo Alfiere con la mia Torre. Immediatamente, l’altro Alfiere (il suo) guizzò nell’aria e si abbattè con un fulmine in d8 (1. Ad8). Quindi, con gesto concitato, il mio avversario mise in moto l’orologio e guardò trionfante la gente che seguiva la partita. Tirò fuori il formulario, scrisse in basso la sua mossa, e mise la parola”Abbandona” nella mia colonna. Ero io, quello che doveva abbandonare!»

Beh, non male per un GM temibile come Kotov, che all’Interzonale  di Zurigo nel 1953 annichilì il decano dei GM viventi, Yuri Averbach, con una famosissimo sacrificio di Donna alla 30a mossa, no?

OK, diciamo che Kotov non si è mai avvicinato al tetto del mondo. Vogliamo vedere che cosa combinò il GOAT, il mio preferitissimo Bobby Fischer, nella Coppa Piatigorsky del 1966? Opposto a Miguel Najdorf (un avversario per lui non certo irresistibile) arrivò a questa posizione:

Najdorf-Fischer, Coppa Piatigorsky, Santa Monica, 1966

Pochi di voi forse crederebbero che il futuro undicesimo Campione del Mondo ebbe l’ardire di giocare 31… Cd6??, dovendo abbandonare alla successiva 32. Cxd6. Per fermare sul nascere le obiezioni ferree del nostro nuovo Presidente (un triplice urrà per l’inimitabile e generosissimo Roberto Di Vizio!), vi faccio notare che dopo 31… Dxd6 32. Cxb7 Txb7 33. Dc8+ il Nero si ritrova con un pezzo in meno…

Passano gli anni, non senza cappelle, evidentemente. A parte quella epica dello stesso Fischer nella 1a partita del match del 1972 contro Spasskij (ma lì si può quasi capire: verosimilmente non fu una svista, ma un’errata valutazione a costare un intero punto all’americano), nel successivo Mondiale del 1978, drammatico e titanico, tenutosi a Baguio nelle Filippine, si arrivò alla partita che mi fece venire in mente l’idea di scrivere di cappelle mondiali. Alla 17a, Korchnoi con il Bianco arrivò  a questo punto, con il consueto zeitnot (a cui era abbonato):

Korchnoi-Karpov, Campionato del Mondo 1978 (17)

È facile (?) vedere che la più completa parità, con probabile patta, si ottiene con 39. g4 (Roberto, controlla pure con un motore a tua scelta). Infatti. Il terribile Viktor giocò però 39. Ta1??, prendendo un matto di quelli che fanno male: 39… Cf3+, a cui sarebbe seguito 40. gxf3 (non cambia la storia 40. Rh1 per 40… Cf2#, e neanche 40. Txf3 Tc1 41. Tf1 Txf1#) 40… Tg6+ 41. Rh1 Cf2#.

Ci sono innumerevoli alti e altri esempi di baggianate eclatanti, di cui magari parlerò in altre occasioni. Ora chiudo con gli ultimi tre casi; il primo fattaccio (un po’ meno clamoroso nell’immediatezza della “prima” mossa, ma comunque stupefacente) avvenne all’11a partita del match mondiale del 1985 fra Kasparov (Bianco) e Karpov (Nero). E non è facile trovare un errore così da parte di Anatoly… Vediamo rapidamente la partita, fino al punto cruciale:

Adesso, le due “perle” recentissime di Magnus Carlsen (come dite? Sì, proprio quel Carlsen: il Campione del Mondo in carica) riportate impietosamente da BCM, numero di Gennaio 2021. L’evento è online, l'”Airthings Masters“, giocato su piattaforma Chess24.com; già nel turno preliminare contro Aronian il norvegese dimostrò di essere fuori fase, e il suo avversario non volle essere da meno:

Carlsen-Aronian, torneo “Airthings” – turno preliminare

Ci crediate o no, Aronian (uno che è arrivato a un Elo di 2830, e attualmente ne possiede uno di 2773: niente di che, appena 997 punti più di me) in questa posizione ha giocato 42… Td4?? (si doveva giocare 42… Th2+, con presumibile parità). Ora, non serve essere il Campione del  Mondo per vedere che 43. f4+ guadagna una Torre secca, giusto? Ma Carlsen, il cui pensiero era in altre faccende affaccendato, rispose con l’inguardabile 43. Txd4??, e la partita è finita patta dopo poche mosse. “Come si fa?”, vi starete chiedendo. Anch’io, perché nello stesso torneo (stavolta nella fase “knockout“) Magnus affrontò l’emergente Daniil Dubov (24 anni, GM dall’età di 14 anni e 11 mesi). E anche qui, i due grandi avversari si sono superati…

I commenti sono del GM Alexandar Colovic. Quest’articolo di “British Chess Magazine” (Solidity before all) andrebbe ben sviscerato; in ogni caso, la prossima volta che lascerete un pezzo in presa, o vi daranno un matto che non avevate visto né sotto il vostro naso (come capita a me), né con il telescopio (come capita ugualmente a me, che di telescopi sono ben fornito),  vi sentirete un po’ meno soli nell’Universo 🙂 E sappiate che questo è solo un antipasto!

admin

17 Gennaio

Questo non è un giorno fausto per il mondo degli scacchi.

Il 17 gennaio del 2008 moriva a 64 anni a Reykjavik, nell’Islanda in cui aveva trovato rifugio, Robert James Fischer, l’undicesimo Campione del Mondo, l’uomo che seppe sconfiggere la macchina sovietica. Per me, il più forte e grande scacchista di ogni tempo; un uomo che seppellì il suo mito molto prima di morire.

Senza polemiche (ce ne sono sempre tante, quando si parla di lui), presento (col commento principale di Cyrus Lakdawala, come si può leggere nel suo libro “Fischer: move by move“: un MI prolifico che mi onora della sua amicizia) una delle due partite che mi hanno reso attraente l’Attacco Indiano, e che mostrano le capacità dell’americano.

Curiosamente, molti temi di questa partita sono presenti in una che ho giocato recentemente online, in tempi Rapid, contro un valente avversario. Magari un giorno ne parleremo, ma non in questa sezione del sito…

Rest in peace, Old Man: your moves will live forever!

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Miniature fantastiche e dove trovarle – Il Nimzocidio

Ivan Myall è un forte amatore di 72 anni. Tipico gentleman inglese, è stato un nuotatore di altissimo livello, avendo conquistato due medaglie di bronzo nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero nei Giochi del Commonwealth del 1970. La partita che pubblico oggi (traducendola dall’ultimo numero di American Chess Magazine: a proposito, almeno un numero state meditando di comprarlo, o vi devo ancora convincere? PS: non sono un loro rappresentante, né incasso qualcosa se acquistate da loro… precisiamolo!) fu premiata come “Partita del giorno”, e, ovviamente, è una miniatura.
Lascio la parola allo stesso conduttore dei micidiali pezzi neri (avete notato

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Miniature fantastiche e dove trovarle – Il Principato Nero

American Chess Magazine è una rivista veramente interessante. Nell’estate del 2019 acquistai il fascicolo monografico su Bobby Fischer, redatto in occasione del 50° anniversario della pubblicazione di “60 partite da ricordare“. La rivista è davvero eccezionale: carta patinata e “profumata”; contenuti di grande spessore tecnico; rubriche di storia e aneddotica; interviste esclusive; collaboratori di rilievo internazionale assoluto: il Gotha degli Scacchi, assolutamente! A un prezzo aristocratico, devo dire…
A ridosso di Natale, ho avuto la sorpresa di trovare nella casella di posta elettronica un’offerta straordinaria da parte dell’Editore: 50% di sconto sugli ultimi 4, 6 o 12 fascicoli (ognuno di esattamente 100 pagine), con abbuono delle spese di spedizione, qualunque fosse l’indirizzo sul pianeta Terra. Immagino che avreste fatto anche voi quello che ho fatto io, giusto? E infatti, in 4-giorni-4 mi sono arrivate le copie ordinate, “Just before Christmas“, come dicevano nella email. Dovete sapere che una delle caratteristiche di ACM è

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Rapid di Natale 2020: Gambelli-Saragosa 0-1 – Col coltello fra i denti!

Voglio chiudere l’anno con un rapido commento a una partita del nostro Rapid di Natale, segnalatami… dallo sconfitto! Uno scontro generazionale ricco di colpi di scena, imprecisioni e belle mosse, che dà l’idea di quello che dovrebbero essere gli scacchi: un gioco/sport schietto, fallibile, affascinante per la ricerca della verità all’interno di una sequenza infinita di errori. Una lotta leale, ma col coltello fra i denti.

Signore e Signori, auguri di felice 2021, e scatenate gli Scacchi che sono in voi!
Anche da Singapore…

Una partita da brividi… Più Halloween che Capodanno, ma un bell’esempio di tattica forsennata. In tutti i sensi 😀

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E va bene, andiamo online!

Come sapete, esiste nel nostro Circolo una robusta resistenza a giocare online. C’è chi si è attrezzato, per ridurre l’impatto del 2D degli schermi, con una scacchiera normale su cui replicare le mosse dal video; l’esaurito di turno, che usa invece proprio una scacchiera DGT; gli insofferenti assoluti, che invece non giocano online neppure sotto tortura o minaccia. Aspettare giorni migliori si può; ma restare inerti del tutto proprio no. Così, quando il nostro Roberto Di Vizio (“Magico165 su chess.com) ha insistito, insistito e poi insistito per organizzare un Rapid sociale nei giorni “rossi”, in 10 abbiamo accolto il suo appello. Ne è venuta fuori un’intensa “due giorni” di un torneo all’italiana (11 turni, 10 partite ciascuno, 15 minuti+ 10 secondi di incremento su piattaforma chess.com), che ha riservato qualche sorpresa, ma soprattutto ha prodotto diverse belle partite e divertimento (impegnativo, ma assicurato) per tutti. È stato anche il torneo di esordio assoluto per il nostro neo-acquisto Alessandro (l’ennesimo con questo nome… 🙂 ) Sordini (“Italotedesco”), che ha chiuso

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Confessioni di un malandrino

Mi piace spettinato camminare
Col capo sulle spalle come un lume
Così mi diverto a rischiarare
Il vostro autunno senza piume
Mi piace che mi grandini sul viso
La fitta sassaiola dell’ingiuria
Mi agguanto solo per sentirmi vivo
Al guscio della mia capigliatura

Oggi voglio raccontarvi una storia. Può darsi che sia del tutto inventata, o che è vera solo in parte; può darsi che sia invece vera dall’inizio alla fine: chi può dirlo?
Mettetevi comodi, abbassate le luci fino alla penombra. Vi siete preparati un the o una tisana rilassante? Oppure una cioccolata calda? Bene: iniziate a sorseggiare, chiudete gli occhi, e ascoltate… Oddio, per modo di dire: questo è un articolo scritto, a occhi chiusi non si può leggere! 🙂

Un po’ di tempo fa, uno scacchista non troppo anziano (lo chiameremo “Lot”), ma nemmeno più una giovane promessa (una via di mezzo, insomma) decise di riprendere lo studio e la pratica degli Scacchi. Da giovanotto era uno “tosto”: non perdeva quasi mai, e pur non avendo raggiunto livelli celestiali nel gioco nel suo ambiente era ben considerato. Discreto conoscitore delle aperture, bravino nel mediogioco, altrettanto nei finali, aveva un mentore che chiamava affettuosamente “Maestro”; era forticino o poco più: una 1N poco sotto il valore Elo di un CM. Aveva ricominciato a giocare un po’ per rinata passione, un po’ per scommessa con se stesso: voleva vedere se le sue capacità, dopo tanti e tanti anni, erano ancora al passo. Si mise alla prova, e scoprì che reggeva con disinvoltura l’urto delle molte giovani generazioni che nei decenni si erano prese la scena. Si abituò all’uso degli archivi informatici, anche se continuava a preferire la carta stampata dei libri; coinvolse nel rinnovellato interesse anche un suo nipotino di una decina d’anni; si iscrisse senza convinzione né successo ai nuovissimi “Scacchi online“, che però non riusciva per niente a digerire. Proprio quando, con i vecchi amici di una vita, il nipotino e altre nuove leve si accingeva a prepararsi a tornei individuali e importanti, creando anche un punto di ritrovo (detto “circolo”, anche se in realtà era piuttosto squadrato nella forma: un loft, più che altro), scoppiò in tutto il mondo una terribile epidemia, che bloccò ogni attività. Non si poteva uscire, non si poteva giocare dal vivo, non ci si poteva confrontare… Si dovette reciprocamente accontentare della compagnia del nipotino, ancora più deluso del Nostro, visto che non era riuscito a fare neanche un torneo “vero” dal vivo. Misteriosamente, in un evolutissimo sistema di messaggi telematici, venne contattato da un sedicente valente giocatore. Lot restò inizialmente un po’ perplesso: come faceva il buon Hydrokultur (chiamiamolo così) ad avere il suo numero di telefono? Mah… mistero della Rete! Hydrokultur gli propose di tenersi attivo in una specie di club virtuale, come fosse un circolo di amici, in cui condividere racconti, esperienze, confidenze scacchistiche: “Tanto, purtroppo dal vivo non si può giocare! E ti garantisco -rincarò lo sconosciuto- che non ci sarà mai nulla da pagare!” Lot si iscrisse, e si ritrovò con un centinaio di scacchisti incalliti come lui.

Per diversi mesi in effetti fu divertente: c’erano dibattiti; i più forti che spiegavano i concetti ai neofiti; le eterne discussioni su chi fosse il più grande giocatore di tutti i tempi; i classici “ruoli sociali”, con il troll, il permaloso, il saccente, il timido… Tutti i tipi psicologici che ognuno conosce, insomma. Poi, qua e là cominciò a fare capolino il “piccolo spazio pubblicità”. Tale Grasshopper, con il beneplacito di Hydrokultur (che governava il gruppo con melliflua vérve tirannica), iniziò a pubblicizzare alcune ingenue iniziative a pagamento: offriva un servizio che era completamente gratuito… e chiedeva una tariffa per il servizio! In pratica, avrebbe voluto farsi pagare l’acqua della fontanella pubblica. Pochi furono i gonzi a cascarci, ma il fatto in sé lasciava un pochino interdetto Lot. Si confrontò con Hydrokultur, che con grande imbarazzo tentò improbabili giustificazioni: “Non so chi sia, lo giuro! Io non approvo! Ma come è finito nel mio ‘Shamat’ (il nome del circolo virtuale)? Facciamo così, Lot: tu non crei polemiche in ‘Shamat’, e io lo faccio smettere. Che ne dici?”

Poi, fu la volta di altri servizi, offerti dietro contributo volontario alle spese: un corso speciale via satellite sugli Scacchi vulcaniani; un autografo di Spock in persona; un viaggio via webcam sulla tomba di Fischer: cose così. Sembravano, alla fine, cose tutto sommato accettabili, inserite in un gioco per adulti in stile D&D in cui c’era il gruppo ‘Shamat’, la “Camera dei Rappresentanti di ‘Shamat’ “, l’ “Assemblea sovrana di ‘Shamat’ “, i “Magici Sondaggi di ‘Shamat’ ” e così via. Hydrokultur aveva l’abitudine di offrire cariche di questo altissimo prestigio, per le quali si narrava di accoltellamenti notturni e zuffe diurne furibonde fra i membri del circolo virtuale pur di ottenerle, a coloro con i quali aveva avuto qualche discussione più accesa e/o a coloro che lui “sentiva” di non potere soggiogare ai suoi innocenti (ma in qualche modo per lui importanti) giochini di ruolo. Pomposo e maestoso nella sua Celeste e Ineffabile Infallibilità, dispensava questi corposi doni, dando spesso un colpo al cerchio e un altro alla botte.

Un giorno fece scendere Lot dalla giostra. Di colpo e senza motivo, da uomo di fiducia, pietra angolare su cui costruire la ricostruzione del movimento scacchistico italiano, ottimo divulgatore, Lot fu subdolamente accusato del peggiore dei reati che si possa fare a un giocatore online di Scacchi: quello di essere un cheater, un baro, un imbroglione, un malandrino per chissà quali fini (visti anche i suoi punteggi online, largamente al di sotto alle sue performance a tavolino). Scattò tutto, inspiegabilmente, dalla risoluzione di alcuni facili diagrammi. Da quel momento, Hydrokultur si mostrò un implacabile persecutore di Lot. Quest’ultimo aveva anche mostrato in ‘Shamat’ alcune sue belle partite: fu la fine. Padroneggiando appieno lo stile del ‘Barbiere di Siviglia’ (“La calunnia è un venticello/un’arietta assai gentil”) utilizzò astutamente alcune confidenze che Lot gli aveva fatto. Lo mise in pessima luce, adombrando il sospetto che le sue prove sulla scacchiera non fossero il frutto di un modesto talento e di un antico (vetusto?) studio del Nobil Giuoco, ma che fossero invece espressione dell’incorporea ideazione di un cuore di silicio: in altri termini, che barasse, usando i famosi (e famigerati a un tempo) “motori scacchstici”. Lot si sorprese; si offese; si risentì. Essere un “dopato negli Scacchi” era un’accusa infamante! Chiese spiegazioni, e in risposta Hydrokultur pretese da lui “le scuse”. Il satrapo telematico alternava blandizie e minacce, ma era irremovibile: voleva vampirizzare la sottomissione di Lot. Che, finalmente, reagì. Hydrokultur, ipocrita come sempre, dapprima (vista la mala parata) si accreditò come persona saggia: “Non sia mai che io caccio qualcuno da ‘Shamat’ perché non va d’accordo con me! Io sono una persona seria!”. Fece calmare le acque; poi, nel silenzio vile della notte, colpì, dando l’ostracismo all’innocente Lot. Che aveva sì un gran bel caratterino, ma che da tempo si era praticamente ritirato dalla presenza virtuale in ‘Shamat’. Un agguato in piena regola, senza giustificazioni. E condito, poi, dalla minaccia di divulgare “un piccolo segreto, e cioè che Lot era un volgarissimo baro”. “Pensa, Lot: per ora lo sanno solo i membri di ‘Shamat’: ti dispiacerebbe di più se lo raccontassi a tutti, no? Quindi, taci. Non raccontare delle contribuzioni volontarie; non dire a nessuno delle iniziative gratuite a pagamento. Non ti conviene. Ti sei scelto un nemico pericoloso, Lot: io sono un Principe del Buco, il Re dei Gabellatori. Tu tacerai”. Lot chinò il capo.

Questa la storia. Ma io non sono come Lot, e non chino il capo. E nel proclamare che Lot era un malandrino, un vero cheater (perché aveva studiato tanto e ricordava molto; perché cercava di prepararsi, anche con i motori, sugli avversari che doveva incontrare; perché esplorava linee che presumeva potessero non piacere al suo avversario), dico anche questo.
Non fidatevi degli sconosciuti. Lasciate perdere chi vi blandisce promettendovi viaggi su Marte al costo di un abbonamento base a Sky. Inseguite e pretendete la qualità di chi ha referenze da esibire, non di chi si gingilla con parodie di Organizzazioni Istituzionali vantando seguiti numerici di bassa lega.
Come dite? Vorreste sapere quali sono gli strumenti di cheating, di imbroglio che usava Lot? Eccone alcuni. Ne mancano molti, e mancano tutti quelli in formato elettronico.

Buon Natale, comunque a tutti.

NB:
QUESTO È UN ARTICOLO DI FANTASIA. QUALSIASI RIFERIMENTO A FATTI, ORGANIZZAZIONI O PERSONE REALMENTE ESISTENTI O ESISTITE È DEL TUTTO CASUALE E NON VOLUTO. 🙂

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Mix esplosivo

Marcello Carozzo è un appassionato scacchista con cui condivido amore per i pezzi bianchi&neri e anno di nascita. Da qualche mese, complice il difficile periodo della pandemia, organizza con una certa regolarità dei tornei online (“Santa Sabina On Line – Pensato”) che hanno alcune caratteristiche a me molto gradite. In primo luogo, non ci sono premi in palio, se non l’onore: già questo è, per me, garanzia di onestà e trasparenza, visto che, almeno in teoria, chi decide di giocare lo fa per il gusto di farsi una partita, e non perché vuole vincere l’ultimo numero di “Scacchi e tarocchi” con l’intervista a Francesco De Gregori. In secondo luogo, l’atmosfera da torneo viene facilmente raggiunta grazie all’uso della piattaforma Vesus, che è quella “seria” usata per la gestione e iscrizione di tutti i tornei in Italia. Marcello aggiorna in tempo reale risultati e classifica attraverso una simpatica chat WhatsApp, che rafforza anche i rapporti personali. Poi, è un torneo a tempo medio-lungo: 30’+10″Last but not least, si gioca su Chess.com, il che mi consente di credere di essere davvero in sala-torneo, grazie all’integrazione con la mia magica scacchiera DGT, regalino (costoso…) della mia dolce metà, un paio di anni fa. La prima edizione del torneo, tenutasi fra il 13 Maggio e il 17 Giugno, ha visto la partecipazione di venti giocatori, fra cui due CM e sei 1N, ed è stata appannaggio del CM Alberto Mortola della provincia di Genova (Elo FIDE 1928); la seconda edizione (24 Giugno-29 Luglio), con la stessa artiglieria, ha visto la vittoria, con 5 punti su 6, del 1N Riccardo Montani da Savona; la terza è in corso, e ci sto partecipando anch’io (oh, mi dovrò pur allenare, no? 🙂 ). Stavolta siamo in 26, ma con una 1N in meno: lotto comunque agguerritissimo, e sorprese che -secondo me- andranno avanti fino all’11 Novembre, data dell’ultimo turno.

Dopo aver vinto le prime due partite (col Bianco in 28 mosse proprio contro Marcello, in un Attacco Indiano contro la Difesa Francese; col Nero invece ho battuto, in 29 mosse, il 2N Alessandro Fontana, molto agevolato da una bella festa in famiglia…a casa sua 😉 , in una Najdorf un po’ imbrogliata, in cui il mio avversario ha giocato prima 6. Ae2 della classica Opočenský e poi un’incomprensibile 8. Ae3), mi sono ritrovato in prima scacchiera. Avversario tosto, il CM Giulio Simeone di Roma: insomma, non è che potessi pensare a una passeggiata. Unico, piccolo vantaggio dalla mia parte il fatto di aver scoperto facilmente che sulla mia ormai immancabile 1. e4 gioca la difesa Caro-Kann. Confesso che questa difesa non mi ha mai impressionato; la mia fiducia nelle possibilità del Bianco

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Cambio Spagnolo

La Partita Spagnola (o Ruy Lopez: qui un “Bignami”di ricapitolazione) è una delle aperture, come si sa, più giocate in assoluto e più ampiamente analizzate da oltre 500 anni. Non c’è scacchista che non l’abbia giocata (col Bianco, col Nero o addirittura con entrambe), e dispone di una miriade di varianti dalle caratteristiche uniche: di fatto, ogni variante vive di vita propria, ha una sua personale identità, una peculiarità che rende difficile padroneggiare questa apertura ad ogni livello. È stata protagonista di numerosi match mondiali, e nel 2000 vide rivitalizzata una variante fino ad allora considerata inferiore (la Difesa Berlinese) da parte di Kramnik, che mise in profonda crisi il campionissimo Kasparov, del tutto impotente davanti al muro berlinese costruito dallo sfidante. Anche in precedenti incontri mondiali la Spagnola fu protagonista; anzi, personalmente fui affascinato e colpito dalla scelta di Korčnoj che, sia nel drammatico match di Baguio del 1978 che in quello brevissimo di Merano nel 1981 adottò la Variante Aperta contro la 1. e4 di Karpov, con risultati alterni.

Lo storico testo di Giorgio Porreca

Mi sembra inutile segnalare, anche solo per sommi capi, il grandissimo numero di varianti che si dipana dalla semplice sequenza di mosse 1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ab5: ne fui grandemente colpito, ovviamente, oltre 35 anni fa, quando, volendo studiarla, trovai l’unico testo che all’epoca era dedicato alla Spagnola:

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Aperture approfondite

Come si sa, mi diletto a leggere anche qualche rivista in Inglese. Alcuni mesi fa, apparve un articolo molto interessante del giovane GM statunitense John Burke. Probabilmente è poco noto anche fra gli scacchisti più smaliziati, eppure è un prodigio degli scacchi: classe 2001, Burke ha raggiunto una valutazione Elo di 2601 a settembre 2015, rendendolo il giocatore più giovane di sempre a raggiungere una valutazione di 2600 o superiore. L’articolo si intitola “Not so wide, yet quite deep (Non molto ampio, ma piuttosto approfondito)”, e prende in esame il repertorio di aperture

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